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 Sud Africa - South African Railways 4-8-2

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T O P I C    R E V I E W
Gian Michele Sambonet Posted - 17 November 2012 : 17:44:18
South African Railways 4-8-2

Nata in seguito alla scoperta dell'oro a Johannesburg e per il desiderio di collegare questa città il più rapidamente possibile a un porto, la rete sudafricana era già molto avanzata alla fine del XIX secolo. Oltre ai porti di Port Elizabeth e di Durban, era Città del Capo a rappresentare il capolinea più importante. La stragrande maggioranza delle linee venne costruita nello scartamento di 3 piedi e 6 pollici (1067 mm) e costituisce attualmente un imponente complesso di 23.491 km (eccezion fatta per 600 km di linee a scartamento ridotto di 2 piedi ovvero 610 mm). Questo scartamento, soluzione inizialmente economica, penalizzò tuttavia la velocità, anche se i 100 km/h rappresentavano un traguardo notevole su una linea vicina allo scartamento metrico.

Tra le due guerre mondiali la trazione a vapore raggiunse l'apogeo. Il carbone non mancava di certo e perciò il declino del vapore si verificò tardi in questo Paese, che guardava all'America come esempio di efficienza in campo ferroviario.
Negli Stati Uniti le locomotive rimanevano in testa agli stessi treni, come per gli oltre 3500 km che separano Chicago da Los Angeles, grazie a numerosi sistemi automatici che garantivano il carico del carbone, l'evacuazione delle ceneri, la lubrificazione e l'alimentazione d'acqua. Ma anche grazie a specifiche tecniche di costruzione, come l'impiego generalizzato di cuscinetti a sfera. Per questo le South African Railways (SAR) si orientarono verso l'industria americana.

Il modello Mountain (4-8-2) ebbe larga diffusione in Sud Africa già a partire dal 1906, ma la serie più riuscita, la Class 15CA di scuola americana, fu introdotta nel 1926 e adibita al traino di treni estremamente lussuosi.
L'americana ALCO costruì il primo gruppo di 23 macchine nel 1926, seguite da altre 4 nel 1928, costruite però dall'americana Baldwin, e poi da altre 10 nel 1929, costruite questa volta in Italia dalla Breda, per finire con le ultime 47, nel 1930, realizzate in Gran Bretagna dalla North British Locomotive Co.
Si trattava di locomotive a espansione semplice, del peso di oltre 100 tonnellate a pieno carico e montate su grandi ruote di 1450 mm (un diametro considerevole per lo scartamento di 1067 mm), con una velocità massima di 110 Km/h.
Poste in testa a treni passeggeri sulla tratta Città del Capo - Johannesburg, riuscirono a realizzare un risparmio di oltre sei ore, grazie soprattutto all'assenza di soste per il cambio della macchina, riducendo i tempi di percorrenza da 35 a 29 ore. (Foto: Wikipedia)


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2   L A T E S T    R E P L I E S    (Newest First)
Gian Michele Sambonet Posted - 18 November 2012 : 10:00:42


SAR Class 3R. Le prime Mountain sudafricane, progettate da D.A. Hendrie, sovrintendente delle Natal Government Railways (NGR), furono introdotte nel 1909, avevano ruote molto piccole ed erano destinate al trasporto di carbone. Il modello comparve già nel 1906, quando alcune 4-8-0 furono trasformate in 4-8-2. (Foto: Wikipedia)
Gian Michele Sambonet Posted - 17 November 2012 : 20:58:47


SAR Class 15F. Queste Mountain di scuola americana, furono prodotte dal 1938 al 1946 in 255 unità. Costruite sia in Germania da Berliner Maschinenbau e da Henschel & Son, sia in Gran Bretagna da North British Locomotive Co. e da Beyer, Peacock & Co., erano caratterizzate da un focolare di grandi dimensioni, che poteva accogliere un caricatore meccanico. Nel focolare, la griglia veniva scossa meccanicamente, inoltre, la camera a fumo comprendeva un dispositivo di espulsione automatica dei residui, mentre l'inversione del senso di marcia avveniva tramite il servomotore. Le ruote motrici avevano un diametro di 1520 mm e gli assi erano equipaggiati con cuscinetti a rulli. Queste macchine del peso di 110/115 tonnellate, che furono le ultime Mountain messe in servizio dalle South African Railways, erano in grado di rimorchiare treni di 1000 tonnellate a una velocità di 100 Km/h, nonostante i limiti imposti dallo scartamento ridotto. (Foto: Wikipedia)

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